Settore Vino, in dieci anni le aziende italiane hanno investito €3 miliardi, quasi interamente coperti tramite indebitamento verso le banche.

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2023
Settore Vino, in dieci anni le aziende italiane hanno investito €3 miliardi, quasi interamente coperti tramite indebitamento verso le banche.
Comunicato
Investire e crescere nel lungo termine senza ricorrere all'indebitamento bancario è possibile valorizzando il working capital. Factoring e reverse factoring genererebbero un beneficio di cassa di oltre €3,5 miliardi, in grado di sbloccare l'enorme potenziale del comparto.

Un aiuto in più arriva dai “Contratti di Sviluppo” di Invitalia, che permettono di finanziare progetti

di investimento dal valore minimo di €7,5 milioni.

• L’analisi di Hoshin mostra il livello di crediti e debiti del settore, oltre che i giorni di pagamento e

incasso, evidenziando il ruolo fondamentale del working capital per una gestione ottimale

dell’azienda;

• Il ricorso a factoring e reverse factoring produrrebbe importanti vantaggi per tutte le realtà del

settore: l’ottimizzazione dei tempi di incasso e pagamento, la sensibile riduzione del rischio delle

imprese e la possibilità di rendere ancora più liquide quelle virtuose.

Milano, 14 novembre 2023 - Il settore vitivinicolo è una delle eccellenze del Made in Italy. Secondo il report

dell’Area Studi Mediobanca1, si tratta di un comparto che ha chiuso il 2022 con un fatturato aggregato pari a

10,7 miliardi, in aumento del +10% e che, a fine 2023, vedrà un ulteriore crescita del +3,3%. Tuttavia,

l’aumento del costo del denaro e l’inflazione impongono una maggior attenzione rispetto alla capacità delle

aziende di generare cassa, fondamentale per sbloccare il consistente potenziale del settore. Per farlo, le

aziende hanno bisogno di efficientare tempistiche di incasso e pagamento così da generare cassa a sostegno

degli investimenti, senza ricorrere al tradizionale indebitamento bancario, un canale sempre più costoso a

seguito del progressivo rialzo dei tassi. A tal scopo, oggi esistono soluzioni alternative, come il factoring e il

reverse factoring in grado di migliorare il flusso di cassa. A questi si aggiungono i “Contratti di Sviluppo” di

Invitalia, un sostegno importante specialmente per i grandi progetti d’investimento.

Ma qual è la situazione finanziaria del settore vitivinicolo? Dall’analisi effettuata da Hoshin Corporate

Finance sugli ultimi 3 esercizi delle aziende produttrici di vino2, emerge la fotografia di una filiera solida i cui

equilibri potrebbero essere ulteriormente migliorati.

Il 47% delle aziende del campione risulta avere un fatturato inferiore ad €5 milioni e il 49% risulta avere una

leva finanziaria superiore a 3x3. Dai dati emerge, inoltre, che le aziende più piccole sono più esposte a breve

termine, le aziende più grandi a medio termine. Le piccole tendono ad avere maggior bisogno di

finanziamenti, e quindi pagano di più il denaro che va a coprire i mancati incassi. Le grandi imprese, invece,

utilizzano gli strumenti bancari per finanziare soprattutto gli investimenti. Per quanto riguarda i giorni di

incasso dai clienti, si registra come solo il 5% delle aziende incassi a 30 giorni, il 16% a 2 mesi, e poi il 27% a 3

mesi, il 21% a 4 mesi, il 30% oltre i 4 mesi. In pratica, il 70% delle aziende incassa da due mesi in avanti.

1 L’Area Studi Mediobanca ha analizzato le 255 principali società di capitali italiane del settore con fatturato 2021 superiore

ai 20 milioni di euro.

2 Analisi di Hoshin Corporate Finance realizzata a novembre 2023 sui bilanci di un campione di 509 aziende italiane con

codice Ateco 1102.

3 La leva finanziaria è pari al rapporto PFN (posizione finanziaria netta) / EBITDA. Le aziende che hanno un rapporto

PFN/EBITDA inferiore a 0 si considerano liquide, quelle che hanno un rapporto che va da 0 a 3 presentano un rischio

contenuto, quelle che hanno un rapporto compreso tra 3 e 6 hanno un rischio elevato.

A fronte dei €3 miliardi investiti nell’ultimo decennio, i debiti verso il sistema bancario ammontano a €2,6

miliardi, di cui €1 miliardo a breve termine (€690 milioni verso le aziende a rischio più elevato), mentre €1,6

miliardi a medio-lungo termine (€874 milioni verso le aziende con livello di rischio più elevato). I crediti

commerciali verso i clienti ammontano, invece, ad un totale di circa €1,9 miliardi. Se le imprese potessero

contare da subito sulle risorse finanziarie immobilizzate nei crediti le stesse avrebbero la possibilità di azzerare

la propria esposizione presso il sistema bancario (risparmiando oneri finanziari) o, alternativamente,

finanziare gli investimenti del prossimo futuro senza ricorrere ad ulteriore indebitamento.

La soluzione potrebbe essere rinvenuta nell’utilizzo di strumenti finanziari per la gestione del circolante, come

ad esempio il factoring, già storicamente utilizzato dalle aziende strutturate, in cui un operatore finanziario si

rende disponibile ad acquistare i crediti a titolo definitivo (pro-soluto) permettendo alle aziende di

monetizzare i propri crediti senza indebitarsi e a prescindere dal proprio rating. A questo si aggiunge lo

strumento del reverse factoring, o factoring inverso, che permette all’azienda di “vendere il propri debiti” allo

stesso operatore finanziario allungandone le scadenze e permettendo, al contempo, al proprio fornitore di

incassare immediatamente il proprio credito.

Secondo l’analisi di Hoshin, il ricorso al factoring sbloccherebbe €1,9 miliardi, mentre il reverse factoring

renderebbe disponibili € 1,6 miliardi, per un totale di ben €3,5 miliardi, un dato di gran lunga superiore

rispetto ai debiti accumulati verso le banche e che permetterebbe alle aziende di evitare l’indebitamento

senza rinunciare agli investimenti.

“Il settore vitivinicolo è un pilastro per l’economia del Paese, oltre che motivo di vanto a livello internazionale

– ha commentato Massimo Boccoli, Founding Partner di Hoshin Corporate Finance. Parliamo di un comparto

che deve ancora essere permeato da innovazione finanziaria e in cui, come evidenziato dalla nostra analisi, i

margini di miglioramento prospettici risultano notevoli. Il tutto a favore di una crescita armonica di lungo

termine, fondamentale per accrescere l'attrattività e la competitività del settore vitivinicolo italiani sul

mercato globale.”

Per investire senza ricorrere ai prestiti bancari, le aziende del settore vitivinicolo hanno anche un altro

importante strumento: i "Contratti di Sviluppo", un tempo sotto la gestione del Ministero dello Sviluppo

Economico e ora del Ministero delle Imprese e del Made in Italy attraverso Invitalia. Questi contratti

finanziano grandi progetti, con un importo minimo dell’investimento per il settore della trasformazione

agricola fissato a €7,5 milioni. I tempi di finanziamento sono estesi, variando da 3 a 6-7 anni, con condizioni

agevolate. Inoltre, sono previsti contributi a fondo perduto, con percentuali che possono raggiungere fino al

70%, a seconda dell’area di investimento e delle dimensioni dell'impresa. Le risorse possono essere utilizzate

per diverse finalità, come l'aumento del suolo aziendale, la realizzazione di opere murarie, l'acquisto di

macchinari, impianti, attrezzature, programmi informatici, brevetti, licenze, nonché per coprire spese come

consulenze o direzione di lavori.

"Considerando i €3 miliardi investiti nell'ultimo decennio, finanziati interamente attraverso prestiti bancari, si

percepisce chiaramente come questo trend a lungo andare sia insostenibile, impedendo di fatto alle aziende

di innovare ed evolversi - ha sottolineato Claudio Bergamasco, socio di Gate 39. Oltre al factoring, le imprese

hanno un ulteriore alternativa, offerta dagli strumenti di Invitalia. Attraverso questo schema, ad esempio,

l'80% degli investimenti non sarebbe più finanziato esclusivamente tramite capitali propri o crediti bancari,

ma piuttosto diviso equamente tra factoring e Invitalia, coprendo ciascuno il 40%. Ciò ridurrebbe il carico sul

debito bancario al solo 20%, evitando così di intaccare il capitale circolante. È fondamentale gestire con

saggezza il capitale circolante, che è simile a una spugna: se ben gestito, può generare liquidità; se trascurato,

invece, tende a gonfiarsi e ad assorbire risorse finanziarie."

Di questi temi si è discusso all’interno del Wine2wine Business Forum, l’evento internazionale sul wine

business che si tiene ogni anno a Verona. Al panel, dedicato ai nuovi strumenti finanziari per lo sviluppo

strategico delle aziende vitivinicole, hanno partecipato, oltre a Massimo Boccoli, Founding Partner di Hoshin

Corporate Finance, anche Giovanni Mantovani, Presidente della Fondazione della Comunità Veronese e

Claudio Bergamasco, socio di Gate 39.